Il lemma apòstrofe

Definizioni

Definizione di Treccani

apòstrofe
s. f. [dal lat. apostrŏpha, apostrŏphe, gr. ἀποστροϕή, der. di ἀποστρέϕω «volgere altrove»]. –
1. figura retorica per la quale chi parla interrompe d’un tratto la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a persona, anche assente, a cui non era prima diretta; come quando dante, descrivendo l’incontro con nino visconti (purg. viii), dice: «ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei: giudice nin gentil, quanto mi piacque quando ti vidi non esser tra’ rei! nullo bel salutar tra noi si tacque; poi dimandò ...».
2. parola o frase (d’invocazione, di richiamo, d’invettiva, di offesa) rivolta animatamente a qualcuno, con cui non si era precedentemente in discorso: lo interpellò con un’a. poco piacevole; apostrofi, epiteti, invocazioni accompagnavano il rito (Palazzeschi).

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Definizione di Hoepli

apostrofe
[a-pò-stro-fe]

s.f. (pl. -fi)
1. ret figura retorica consistente nell'interrompere improvvisamente la forma espositiva per rivolgersi in forma concitata e diretta a persona o cosa anche assente
2. estens. parola, frase concitata; invettiva, invocazione

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Definizione di Garzanti linguistica

apostrofe
[a-pò-stro-fe]
pl. -i
1. figura retorica che consiste nel rivolgere improvvisamente e concitatamente il discorso a persona o cosa personificata (p.e. Ahi serva Italia, di dolore ostello; dante Purg. vi, 76)
2. (non com.) frase, discorso energico, rimprovero rivolto a qualcuno

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Etimologia

← dal lat. tardo apostrŏphe(n), dal gr. apostrophḗ, deriv. di apostréphein ‘deviare’.