Il lemma paròla
Definizioni
Definizione di Treccani
paròla
s. f. [lat. tardo parabŏla (v. parabola1), lat. pop. *paraula; l’evoluzione di sign. da «parabola» a «discorso, parola» si ha già nella vulgata, in quanto le parabole di gesù sono le parole divine per eccellenza]. –
1. complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici), mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto di una frase. a. intesa come unità isolabile nel discorso (nel qual caso è in genere sinon. di vocabolo), con riguardo alla sua natura, alla formazione e ad altri aspetti e qualità (per l’accezione più specifica in linguistica, v. oltre): le p. di una lingua; p. italiane, francesi, tedesche, arabe; l’origine, l’etimologia delle p.; il significato di una p.; p. breve, lunga, di tre, di cinque sillabe; p. variabili e invariabili; p. primitive, derivate, semplici, composte; p. piana, tronca, sdrucciola, bisdrucciola (rispetto alla posizione dell’accento tonico); il tema, la radice, la desinenza, il prefisso, il suffisso di una p.; declinazione, flessione delle p.; la disposizione delle p. nella frase; registrazione delle p. in ordine alfabetico. rispetto all’uso (in senso temporale, spaziale, ambientale, ecc.): p. arcaica, antiquata, rara, non comune, regionale, dialettale, popolare, volgare, triviale, scurrile; p. dotte, letterarie, tecniche; p. scelte, ricercate; p. sconce (pop. brutte p.); p. nuove, i neologismi. rispetto all’idea significata (e quindi alla comprensibilità, all’effetto sull’interlocutore, alla corrispondenza fra pensiero e espressione, ecc.): p. facili, difficili; esprimersi con chiare p., con p. oscure; p. propria, impropria; forse non è questa la p. esatta; cercare, trovare la p. adatta, le p. più efficaci; p. ambigue, a doppio senso; in tutto il senso, nel vero senso, nel senso più ampio della p.; non mi viene la p. (quando, nel parlare, non si trova sul momento il termine adatto); non ho capito una p. di quello che ha detto. b. con riferimento alla realizzazione orale (cioè alla pronuncia e all’articolazione) e alla qualità della percezione uditiva: articolare la p.; proferire una p.; pronunciare bene, male, forte, piano le p.; scandire, scolpire le p., pronunciarle con voce forte e distinta; strascicare, masticare, mangiare, mozzare, storpiare le p.; non riusciva a spiccicare una p.; parlare con p. tronche, mozze; la p. gli morì in gola, non riuscì ad articolarla interamente; borbottare, mormorare, brontolare qualche p.; balbettò poche p. di scusa; le sussurrò qualche p. all’orecchio; ho sentito bene le sue p.; non ho udito neanche una p. di tutto ciò che ha detto; non ho bene afferrato le ultime p.; ho colto al volo qualche parola. prov., le p. volano e gli scritti restano (o rimangono), traduz. del motto lat. verba volant, scripta manent (v.). e specificando l’impressione soggettiva suscitata dal suono delle parole: p. dolci, armoniose, dure, aspre, ecc. c. con riferimento alla rappresentazione grafica: p. scritte a matita, con l’inchiostro, col gesso; p. dattiloscritte, stampate; p. incise nel marmo; p. in corsivo, in tondo, in grassetto (nella stampa); mettere una p. fra parentesi; abbreviare una p.; scrivere la p. per esteso; nel manoscritto la p. è illeggibile; divisione delle p. in sillabe, di una parola in fin di riga. d. in linguistica, nell’accezione più com., la minima unità isolabile all’interno della frase e del discorso, formata da uno o più fonemi, e dotata, quanto al significato, di un senso fondamentale (cioè di una sfera semantica in cui essa, isolata, vive nella coscienza linguistica dei parlanti), e di un senso contestuale (ossia il particolare valore che essa assume in un determinato contesto). anche, termine usato talvolta dai linguisti per rendere il fr. parole (v.), nella particolare accezione conferitagli da f. de saussure.
2. a. al plur., con riferimento spesso non alle singole unità lessicali isolate, ma all’insieme degli elementi che costituiscono il discorso: mi spiegherò, te lo dirò in poche p.; a buon intenditor poche p. (prov.); il succo delle sue p. è questo; per esprimermi con le sue stesse p.; tu hai frainteso le mie p.; le sue p. mi sono sembrate strane, incomprensibili; non ho parole, non trovo parole (per ringraziarvi, per scusarmi, ecc.), modo di dichiarare l’inadeguatezza dell’espressione all’intensità del sentimento (analogam.: non ci sono p. per biasimare la tua condotta, e sim.); dire parole a caso, a vanvera, vuote, senza senso; esprimersi con p. semplici; fam., p. sante le tue!, piene di verità; p. sacramentali, quelle che il sacerdote deve pronunciare per la validità del sacramento; pronunciare delle p. magiche; finalmente hai detto delle p. assennate; predicava con p. ispirate; parole impertinenti, ardite, audaci, temerarie. con riguardo al tono, al sentimento che le ispira, e sim.: p. gentili, amichevoli, affettuose; p. ostili, nemiche, piene d’astio; p. sdegnose o di sdegno; p. superbe; parole d’ira; p. melliflue; parole di pietà, di compassione, di perdono; in quel tempo mi sentivo pronunciare p. udite solo al cinema o lette in un romanzo, p. che mai avrei pensato di poter pronunciare, come «ti amo» o «amore mio» (raffaele la capria); parole di fuoco, infiammate dalla passione o dallo sdegno; parole scritte a lettere di fuoco, che restano fortemente impresse nella memoria; calmare con buone p., con frasi improntate d’affetto; accogliere, cacciare con male p., con frasi sgarbate, con insulti. con riguardo all’effetto che producono in chi ascolta: p. efficaci, persuasive; p. deprimenti; p. amare, offensive; le p. che mi dici sono molto gravi. con riguardo alla corrispondenza fra il pensiero o sentimento e l’espressione verbale (cioè alla verità o falsità del discorso): p. sincere, leali, false, bugiarde, menzognere. con allusione a litigi, a contrasti verbali, a ingiurie reciproche e sim.: ci sono state fra loro p. grosse; corsero a un tratto, con stupor de’ tigli, tra lor parole grandi più di loro (pascoli); c’è stato fra i due un vivace scambio di parole; venire a parole, a contrasto, a una lite, a uno scambio d’insulti; allude a discussioni e litigi (o, più semplicem., al prolungarsi di una normale conversazione) anche il prov. una p. tira l’altra. b. con sign. più ampio, ciò che qualcuno dice, il contenuto del suo discorso: le sue p. non mi persuadono; tutti furono convinti dalle sue p.; le p., anche le più effimere, sono fatti, pesanti come mannaie, lasciano segni profondi (aldo busi); le p. di un filosofo, di uno scienziato, di un grande maestro. in partic., ammaestramento, consiglio: da’ retta alle mie p.; non ha voluto dare ascolto alle mie p.; ho fatto tesoro delle sue p., ecc. parole di vita, la predicazione, l’insegnamento religioso. c. sempre al plur., il testo poetico di una composizione musicale: canzone composta da ... su parole di ...; parole e musica di a. boito.
3. frase, detto: cisti fornaio con una sola p. fa raveder messer geri spina d’una sua trascutata domanda (boccaccio). le sette p. di cristo sulla croce, le sette frasi da lui pronunciate durante la crocifissione, secondo la testimonianza dei vangeli (luca 23, 34, 43, 46; giovanni 19, 26-30; marco 15, 34). in altri casi, al sing., può indicare sia una singola espressione o frase, sia un breve discorso: non ha mai per lui una p. dolce; portare una p. di conforto, di speranza; mettere una buona p. per qualcuno, intervenire a suo favore, intercedere per lui: metterò io una buona p. per te. con valore collettivo: s’i’ ho ben la p. tua intesa (dante), il concetto espresso dalle tue parole; secondo la p. d’aristotele, secondo ciò che egli afferma o insegna; la p. di dio, la p. divina, la p. di cristo, il vangelo, le sacre scritture e in genere tutto quanto è stato scritto per rivelazione o ispirazione divina, oppure la predica; per la liturgia della p., v. liturgia.
4. con sign. generico e molto ampio in usi di tono enfatico e iperbolico: ancora due p. e ho finito; scambiare una p., due p. con qualcuno, conversare brevemente; non ha detto una p. in tutta la sera, non ha mai parlato (o ha parlato pochissimo); non ha risposto, non ha saputo una p., niente o quasi niente; non c’è una p. di vero nelle sue dichiarazioni; non si può dire una p. senza che se la prenda a male. ha tono enfatico e iperbolico anche l’espressione mezza parola, con sign. varî: non disse mezza p., non fiatò; non era il caso di offendersi, per una mezza p. detta così, senza malizia, cioè per una breve frase priva d’importanza; se tu potessi dirgli una mezza p. in mio favore ..., accennando cioè con discrezione e alla lontana alla mia situazione; al plur., esprimersi con mezze p., con espressioni vaghe, ambigue, senza completare le frasi, e sim.
5. a. con valore limitativo, e talora spreg., mera espressione verbale, in contrapp. diretta o indiretta ai fatti, cioè all’azione concreta: le p. non bastano, occorrono i fatti; lui è buono solo a parole, di chi parla molto ma conclude poco, o usa vantarsi; a parole, tutto è facile; è una p.! (o assol. una p.!), volendo significare che una cosa è in pratica difficile a farsi; tutte queste sono belle p., alludendo a promesse o progetti che si suppone destinati a restare tali o che s’invita qualcun altro a realizzare; dare buone p., tranquillizzare con promesse o speranze più o meno illusorie; prov., dove non servon le p., le bastonate non giovano, ciò che non si ottiene con la persuasione è difficile da ottenere anche con mezzi più energici. con una connotazione spreg. (sinon. di chiacchiere, ciance, frottole): queste sono p.!; delle tue p. non so che farmene; odio le p.; ivi s’attende sol parole a vendere (poliziano), a dare a intendere frottole. b. con valore limitativo, al plur., frasi vuote, espressioni prive di un effettivo contenuto, in contrapp. alle idee, ai concetti: un mare, un diluvio di parole; quante p.!; si riempiono la testa di parole; nel suo articolo non c’è altro che parole; parole, parole, parole, risposta di amleto a polonio che gli ha chiesto che cosa stia leggendo («what do you read, my lord?» «words, words, words», shakespeare, hamlet ii, 2, 195). c. in traslati poetici, comunicazione o suggestione trasmessa diversamente che con suoni articolati: su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane (d’annunzio); ardon nei cieli parole incomprensibili di stelle (a. negri).
6. locuz. particolari, riferentisi all’uno o all’altro dei prec. sign.: a. parole di colore oscuro, frasi incomprensibili, arcane (l’espressione è di conio dantesco, inf. iii, 10, ma dante alludeva alla tinta in cui le parole erano scritte sopra la porta dell’inferno, non al loro significato). giochi di parole, freddure, bisticci verbali e sim. giro di parole, circonlocuzione. uomo di poche p. (o scarso, avaro di parole), che parla poco perché taciturno di carattere o perché alle chiacchiere preferisce l’azione. rivolgere (ant. muovere) la p. a qualcuno, rivolgersi a lui parlando, dirigergli il discorso. misurare le p., badare a ciò che si dice, soprattutto perché non sfugga qualche espressione che può riuscire offensiva all’altro interlocutore; con senso più ampio, pesare le p., parlare con grande cautela, riflettere bene prima di parlare, per far sì che le parole rendano esattamente il nostro pensiero e non dicano nulla di più di ciò che intendiamo dire, per evitare di comprometterci, e sim. gettare, buttare, sprecare le p., parlare inutilmente, senza essere ascoltati, senza ottenere l’effetto voluto. mi hai tolto, o levato, la p. di bocca, mi hai prevenuto in ciò che stavo per dire. prendere, pigliare qualcuno in parola, sulla p., dare a una sua proposta, a una sua offerta un valore d’impegno formale, anche se non voleva essere tale nell’intenzione; con sign. più ampio, pigliare qualcuno nelle p., non com., coglierlo in fallo, in contraddizione, ritorcere a suo danno le parole dette: il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s’avisò troppo bene che il saladino guardava di pigliarlo nelle p. (boccaccio). di parola in parola, di discorso in discorso, passando da un argomento all’altro. parola per parola, testualmente, senza mutare, spostare o omettere nulla: ripetere, riferire, commentare p. per p.; tradurre p. per p., alla lettera, seguendo esattamente il testo. in una p., formula conclusiva, equivalente a «per dirla in breve, per non farla lunga, insomma, per concludere» e sim.: vede presentarsi e venire avanti due logori e sudici vestiti rossi, due facce scomunicate, due monatti, in una parola (manzoni). in parola, locuz. aggettivale usata in espressioni come la persona, l’individuo, l’oggetto, il fatto in p., e sim., di cui cioè si sta parlando. l’ultima p., con più significati: vuol sempre avere lui l’ultima p., essere l’ultimo a parlare, a ribattere, a sostenere le proprie ragioni, ecc.; non è detta ancora l’ultima p., l’argomento non è ancora chiuso, c’è ancora possibilità di discutere; nelle contrattazioni, l’ultima p., il prezzo più basso che si propone, a cui non s’intende aggiungere nulla (da parte dell’acquirente) o da cui non si vuol nulla detrarre (da parte del venditore): cento euro è l’ultima p., non uno di più (o di meno). b. parola d’ordine, espressione (calco del fr. mot d’ordre) usata con due sign. diversi. nelle forze armate, segno verbale segreto e convenzionale di riconoscimento previsto dai regolamenti sul servizio di guardia, di presidio, ecc., atto a consentire al comandante di un posto di guardia l’identificazione di ufficiali e sottufficiali preposti all’ispezione o al controllo della guardia stessa, in modo da evitare eventuali sorprese da parte di elementi nemici o male intenzionati: è costituito da una determinata parola che, su richiesta obbligatoria del comandante della guardia, chi effettua l’ispezione deve proferire, e a cui il comandante risponde con una controparola, anch’essa prefissata. per estens., l’espressione è talora usata a significare un accordo, un impegno, un’intesa segreta, soprattutto in relazione all’obiettivo da raggiungere, alle disposizioni da osservare, al comportamento da adottare: la p. d’ordine è questa: arrivare a ogni costo allo scopo; era corsa la p. d’ordine di negare tutto. nelle biblioteche, p. d’ordine, la parola che viene scritta in testa a ogni scheda e serve per l’ordinamento alfabetico delle schede stesse o delle corrispondenti voci nel catalogo: è di solito costituita dal cognome dell’autore o dal nome dell’ente che figura come tale (nelle opere anonime, è per lo più la prima parola del titolo, dopo l’articolo). nei codici (e poi anche nei primi libri a stampa), p. d’ordine, la parola, o parte di essa, con cui aveva inizio ciascun fascicolo e che veniva riportata nel margine inferiore del fascicolo precedente per assicurare una corretta successione dei fascicoli in fase di legatura. c. parole in libertà, espressione con cui f. t. marinetti, nel manifesto tecnico della letteratura futurista (1912), definì lo stile che, libero dalle regole tradizionali di metrica, sintassi, punteggiatura, ha il fine di ottenere una sintesi immediata della realtà. d. parola fantasma, in linguistica, v. fantasma (n. 1 c). e. in enigmistica, p. incrociate (o crociate), sinon. di cruciverba; p. decrescente, gioco consistente nella successiva decapitazione di una parola (per es., amare, mare, are, re, e); p. progressiva, gioco costituito da una parola che si allunga più volte per successive aggiunte di qualche lettera in fondo, dando origine ad altre parole (per es., cava, cavallo, cavallone).
7. sempre al sing., in tutti i sign. che seguono: a. la facoltà naturale di parlare, la favella: soltanto l’uomo è dotato di p., o ha il dono della p. (con altra accezione, avere il dono della p., la capacità di parlare con facondia, con facilità e scioltezza, anche improvvisando); disturbi della p. (o del linguaggio), afasia, aftongia, balbuzie, blesità, bradiartria, disartria, ecc. (v. le singole voci); perdere la p., di chi diventa muto o di chi è temporaneamente incapace di parlare, per cause varie, di natura organica o psichica; riacquistare la p.; restare senza parola (ma anche senza parole), non essere più capace di parlare, di dire qualcosa (per sbigottimento, sorpresa, senso di colpa, ecc.); non gli manca che la p., di un animale intelligente, o di un ritratto pieno di vita e di espressione. b. facoltà di parlare in un’adunanza: chiedere la p.; dare, concedere, accordare la p., o, al contrario, negare, togliere la p.; la p. alla difesa!; la p. è all’on. x! (nel parlamento italiano la formula ufficiale non è chiedo la p. ma domando di parlare; e il presidente dell’assemblea consente con la frase ne ha facoltà). con sign. analogo, in alcuni giochi di carte, e in partic. nel poker, avere la p., avere il diritto di pronunciarsi per primo sulle proprie intenzioni circa la prosecuzione del gioco in base alle carte che si hanno in mano; la p. a chi ha aperto; la p. al servito!; passare la p., trasmettere al giocatore successivo tale diritto, ciò che di solito si fa dicendo, ellitticamente, parola! o più spesso, in francese, parole! per estens. degli usi prec., l’espressione la parola a ... (da sola, o in unione con i verbi essere, passare) ha acquistato, nell’ambito di speciali linguaggi (diplomatico, militare, politico), il sign. di affidamento della facoltà di decisione, e anche di gravi o supreme soluzioni: ora la p. è alle armi!, quando le trattative diplomatiche sono fallite e il conflitto si presenta inevitabile; la p. alle masse!, slogan, spec. in passato, dei partiti di sinistra. c. il fatto di parlare o di poter parlare: libertà di parola, diritto di manifestare apertamente, a voce o per iscritto, le proprie opinioni; prendere la p., iniziare un discorso, in un’adunanza o in pubblico; troncare a qualcuno la p. in bocca, interrompergli il discorso, la frase; prov., la p. è d’argento, il silenzio è d’oro, vale cioè molto di più (quando il silenzio sia opportuno). d. modo di parlare, di discorrere: avere la p. facile, sciolta, pronta, abbondante, efficace, colorita, disadorna, stentata.
8. con sign. più determinati e circoscritti: a. cenno, menzione: far parola di qualcosa con qualcuno, parlargliene, fargliene cenno (spec. in frasi negative: finora non ne ho fatto parola con nessuno); ti raccomando di non lasciarti scappare parola sull’argomento; letter. o ant., anche al plur., far parole di qualche cosa, parlarne, ragionarne: però chi d’esso loco fa parole, non dica ascesi, ché direbbe corto, ma orïente, se proprio dir vuole (dante). b. intesa, accordo, in determinate frasi: si diedero la p. d’incontrarsi tutti la sera stessa; si devono esser passati p. di non accettare l’offerta. in genere, passare parola (o la parola), trasmettere successivamente da una persona all’altra un ordine, un’intesa e sim., per lo più sottovoce o segretamente, in modo che alla fine tutti gli interessati ne siano a conoscenza. c. ant. permesso, licenza, autorizzazione: con la mia benedizione ti do la p. che tu ne facci quello che l’animo ti giudica che ben sia fatto (boccaccio); buccio, avendo bisogno d’essere a casa, ebbe la p. dall’officiale della guardia (sacchetti).
9. a. assicurazione formale, non appoggiata ad alcuna dichiarazione o obbligazione scritta, con cui si impegna il proprio onore a mantenere una promessa (anche, ma solo in determinate frasi, p. d’onore, che può assumere, rispetto al semplice parola, maggiore gravità): vi dò la mia p. (o la mia p. d’onore) che non vi tradirò; tra galantuomini, basta la p.; ho la sua p. e sono certo che restituirà tutto; hai impegnato la tua p. e non puoi più ritirarti; mantenere la p., tenere o serbare fede alla p.; mancare di p., venir meno alla p.; essere di p., essere un uomo di p., tener fede ai proprî impegni; non ho che una sola p., non ritiro ciò che ho detto o promesso; anche, assicurazione a garanzia della verità di quanto si afferma: ti do la mia p. (d’onore) che l’ho visto, che ci sono stato. con l’uno e con l’altro sign., sono assai frequenti le formule esclamative (di cui spesso si abusa, sicché nell’uso fam. acquistano non di rado valore attenuato): p. d’onore!; in p. d’onore!; sulla mia p. (d’onore)!; p. di galantuomo!; p. mia!; parola!, e sim. sulla p., in virtù della sola promessa o assicurazione verbale, facendo affidamento sull’onore e sulla lealtà di una persona: ti credo sulla p.; mi fido di te sulla p.; in diritto internazionale, liberazione dei prigionieri di guerra sulla p., estinzione della prigionia bellica mercé l’impegno, assunto dai prigionieri sul loro onore, di non riprendere le armi contro la potenza detentrice o contro i suoi alleati; giocare, perdere sulla p., impegnandosi sul proprio onore a pagare il debito di gioco entro il termine prescritto di 24 ore. b. in contrattazioni, affari, trattative private, accordi di vario genere, con valore generico, impegno verbale non ancora definito: sono già in parola con un’altra persona per la vendita di questo terreno, per l’affitto di questo appartamento; entrare in parola con qualcuno, cominciare a trattare; tenere qualcuno in parola, tenerlo impegnato per la conclusione di un affare; restare alla p., a ciò che s’era pattuito; riprendersi, rimangiarsi la p., annullare unilateralmente l’impegno; restituire la p., sciogliere da un impegno, e in genere liberare dal vincolo di una promessa. nel linguaggio com., con riferimento ad accordo formalmente non impegnativo, che lascia cioè una certa libertà ai due contraenti, è in uso anche la locuz. mezza p., in espressioni quali dare una mezza p., avere una mezza p. con qualcuno, e sim.; tenne l’amico in mezza p., tornò indietro in fretta, comunicò l’affare al cugino, e gli propose ... (manzoni). 10. in informatica, gruppo ordinato di caratteri del linguaggio di macchina costituente un’informazione (per es., un dato numerico); con sign. più specifico (propriam. parola di macchina), il numero di caratteri che possono essere trattati in ogni operazione singola e che quindi costituiscono la «lunghezza» delle parole nel senso ora definito (per es., una calcolatrice che ha la capacità di trattare numeri in codice binario con 64 cifre, ha una parola di macchina di 64 caratteri). parola d’ordine, codice di riconoscimento per l’utente dell’elaboratore (v. chiave, n. 2 d). parola chiave, con riferimento a un archivio di dati (soprattutto quando questo ha la struttura di un data base, v. data2), ciascuno di quei dati che, in base alla loro posizione e al loro contenuto, permettono un rapido ed efficiente accesso alle informazioni o sono utilizzati per attribuire a queste un ordine logico (per es., in un file che contiene gli indirizzi, inseriti in ordine sparso, di un insieme di persone, la città può essere usata come parola chiave per guidare la ricerca delle informazioni, il cognome può essere usato come parola chiave per ordinare alfabeticamente l’insieme degli indirizzi); con questi sign., la locuz. è un calco dell’ingl. keyword. ◆ dim. parolétta, parola breve e graziosa (e al plur. breve discorso): fui del primo dubbio disvestito per le sorrise parolette brevi (dante); la marchesana di monferrato ... con alquante leggiadre parolette reprime il folle amore del re di francia (boccaccio); con connotazione negativa, parola vuota, ingannevole: questi in sua prima età fu dato a l’arte [dell’avvocatura] da vender parolette, anzi menzogne (petrarca). più com. il dim. parolina (v.). vezz. o spreg. parolùccia. accr. parolóna, o parolóne m. (v.). pegg. parolàccia (v.).
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Definizione di Hoepli
parola
[pa-rò-la]
1. unità linguistica costituita da un insieme di suoni rappresentabili graficamente che, articolati e organizzati secondo le leggi di una determinata lingua, rimandano a un significato: p. lunga, breve, tronca, piana; p. comune, rara; dire, pronunciare, articolare, storpiare una p.
|| gioco di parole, bisticcio basato sull'avvicinamento di parole foneticamente uguali o simili ma con diverso significato
|| giro di parole, perifrasi
|| parola per parola, fedelmente, alla lettera
|| fig. avere una parola sulla punta della lingua, non riuscire momentaneamente a ricordarla
2. vocabolo, in quanto parte di un discorso e mezzo attraverso il quale si esprime e si comunica qualcosa: spero che non abbia interpretato male le mie parole
|| basta la parola, di un termine che rende efficacemente un concetto
|| dire due parole, parlare brevemente
|| essere una persona di poche parole, parlare poco
|| in altre parole, dicendo la stessa cosa in modo diverso
|| misurare, pesare le parole, fare attenzione a ciò che si dice
|| nel vero senso della parola, nel suo significato più proprio
|| non avere parole, non saper esprimere adeguatamente i propri sentimenti
|| non capire una parola, niente
|| non ho parole!, espressione di sorpresa o di disappunto
3. frase, discorso: le tue parole mi lasciano perplessa
|| in parola, in questione, in oggetto: l'immobile in p.
|| levare, togliere a qualcuno la parola di bocca, prevenire ciò che sta per dire
|| l'ultima parola, il giudizio conclusivo, l'ultima battuta in una discussione: vuole sempre avere l'ultima p.
|| mettere una buona parola per qualcuno, parlare benevolmente di lui a un'altra persona
|| passare parola, la parola, trasmettere un'informazione di persona in persona
|| ricacciare a qualcuno le parole in gola, rimbeccarlo, obbligarlo a ritrattare le sue affermazioni
|| troncare le parole in bocca a qualcuno, interromperlo
4. modo di esprimersi; tipo di linguaggio: parole gentili, affettuose; è un uomo dalla p. facile; la p. poetica
|| che parole!, espressione di sorpresa suscitata dall'uso, da parte di qualcuno, di vocaboli troppo forti rispetto alla situazione, spec. volgari o offensivi
|| male parole, parole grosse, offensive, ingiuriose
|| parole di fuoco, dure e minacciose
|| parole oscure, ambigue, poco comprensibili
|| parole sante!, espressione con cui si manifesta la propria approvazione per un'affermazione altrui
|| sprecare le parole, gettare, buttare le parole al vento, parlare invano, a chi non vuole ascoltare
|| venire a parole, litigare, anche scambiandosi ingiurie
5. facoltà naturale dell'uomo di esprimersi mediante il linguaggio verbale: i disturbi della p.
|| avere il dono della parola, esprimersi con grande facilità e scioltezza
|| gli manca la parola, di animale che dimostra particolare intelligenza
|| perdere la parola, diventare muto
|| riacquistare la parola, tornare a parlare
|| rimanere senza parole, a bocca aperta, incapaci di esprimersi per la meraviglia o la sorpresa
SIN. favella
6. possibilità di parlare durante un dibattito pubblico, un'assemblea e sim.: chiese la p. all'assemblea; gli viene sempre negata la p.
|| dare, concedere la parola, consentire a qualcuno di parlare, quando viene il suo turno
|| la parola alla difesa, formula con cui nel corso di un processo il giudice concede all'avvocato difensore il diritto di parlare
|| libertà di parola, possibilità di esprimere le proprie idee senza divieti, impedimenti o censure
7. cenno, allusione: non una p. su ciò che hai visto
|| far parola di qualcosa con qualcuno, accennarne, parlarne
8. promessa, assicurazione, impegno: ti dò la mia p.; ricordati che hai promesso, devi mantenere la p. data
|| Consiglio, insegnamento: ascolta le mie parole!
|| avere una sola parola, mantenere gli impegni, non cercare di sottrarsi agli impegni presi
|| credere a qualcuno sulla parola, fidarsi di ciò che promette
|| essere di parola, mantenere gli impegni assunti
|| essere in parola con qualcuno, nel corso di trattative commerciali, aver assunto con qualcuno un impegno verbale: sono in p. con lui per l'acquisto di quella casa
|| parola d'onore, di gentiluomo, con la quale si assicura di mantenere un impegno o si garantisce ciò che si è affermato
|| prendere qualcuno in parola, dare credito alle sue affermazioni, considerare impegnativo ciò che ha promesso: ha detto che posso farlo, e io lo prendo in p.
|| rimangiarsi la parola, non rispettare l'impegno preso
|| sulla parola, sulla base di accordi verbali; estens. sulla fiducia: te lo cedo sulla p.; ti credo sulla p.
9. spec. al pl. chiacchiere, discorsi inutili: sono solo parole!; meno parole e più fatti!
|| a parole, senza avere sperimentato nella realtà ciò di cui si parla: è un'azione facile solo a parole
|| È una parola!, non è così facile come sembra
|| non sono che belle parole, grandi promesse o grandi aspettative destinate a non realizzarsi
|| parole, parole, parole, esclamazione con cui si risponde a chi parla e promette troppo
CONT. fatto
10. inform insieme di caratteri che costituiscono un'unità di informazione trattata simultaneamente
|| Password
|| parola chiave, keyword
11. mil parola d'ordine, quella usata dai militari per farsi riconoscere dalle sentinelle, o dai membri di un'associazione segreta per riconoscersi fra loro senza che altri lo sappiano
12. relig la parola, il verbo divino
|| la parola di dio, la sacra scrittura
|| liturgia della parola, insieme delle letture tratte dal vecchio e dal nuovo testamento fatte durante la parte iniziale della messa
‖ dim. ⇨ parolìna; ⇨ parolétta; parolùccia
|| accr. ⇨ parolóna; ⇨ parolóne m.
|| pegg. ⇨ parolàccia
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Definizione di Garzanti linguistica
parola
[pa-rò-la]
pl. -e
1. complesso di suoni articolati (o anche un solo suono) che esprime un significato; la relativa rappresentazione grafica: articolare le parole; sussurrare parole affettuose; usare parole appropriate, difficili; parola di cinque lettere, di tre sillabe; le parole della lingua italiana; parole di origine germanica; parole volgari, popolari, letterarie, antiquate, poetiche, dialettali; parola semplice, composta, primitiva, derivata; parola tronca, piana, sdrucciola, bisdrucciola; l’etimologia delle parole |mangiare le parole, parlare affrettatamente tanto da troncare le parole che si pronunciano |il senso vero di una parola, il suo significato originario, più proprio |il senso ampio di una parola, la sua accezione più estesa |il senso stretto di una parola, il suo significato più letterale, più circoscritto |questione di parole, verbale, formale, non sostanziale dim. parolina, paroletta, paroluccia, accr. parolona, parolone (m.), pegg. parolaccia
2. l’atto del parlare, l’esprimersi, il comunicare usando uno o più vocaboli: ci siamo dette solo due parole prima di uscire, ci siamo parlate brevemente; buttare là mezza parola, fare un’allusione; dire una parola buona a qualcuno, confortarlo |non avere parole, non trovare parole, non riuscire a esprimere adeguatamente il proprio sentimento |misurare, pesare le parole, parlare con cautela riflettendo su ciò che si dice, specialmente per non offendere |parole sante!, ben detto! |una parola tira l’altra, è difficile interrompere un discorso, una volta incominciato |non fare parola di qualcosa con nessuno, non parlarne
3. contenuto di un discorso; ammaestramento, consiglio: le sue parole non mi convinsero; ascoltare le parole dei genitori
4. facoltà naturale di parlare: il dono della parola; perdere la parola, diventare muto; gli manca solo la parola, si dice di animale molto intelligente o di ritratto molto somigliante o espressivo | facoltà, possibilità data a qualcuno di parlare: dare, domandare, negare, prendere la parola; libertà di parola, di esprimere le proprie idee
5. il modo in cui ci si esprime: avere la parola facile |la parola poetica, il linguaggio poetico
6. impegno, promessa, offerta: mantenere la parola data; rimangiarsi la parola, venir meno all’impegno assunto | nelle contrattazioni, impegno verbale non ancora definito; trattativa
7. (spec. pl.) chiacchiere, discorsi inutili: ci voglion fatti, non parole; mi sommerse in un mare di parole; a parole tutti sono eroi |è una parola!, è facile a dirsi e difficile a farsi
8. nella religione cristiana, il Cristo, il verbo, il logos; anche, la Sacra Scrittura
9. (inform.) unità logica minima di informazione, costituita da un gruppo di caratteri registrati in un’unica cella di memoria alla quale si accede con un unico indirizzo
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Etimologia
← lat. tardo parabŏla(m) ‘parabola’, poi ‘discorso, parola’; cfr. parabola 2.
Termini vicini
paròffia parodontologìa parodònto pàrodo parodìstico parodista paròdico parodiare parodìa parocismo -paro parnassiano Parnaṡo parmigiano parmigiana parmènse parma parlucchiare parlottìo parlottare parlético parlatòrio parlatóre parlato parlata parlaṡìa parlàscio parlare parlantina parlante parolàccia parolàio parole parolière parolina parolóna paronichìa paronimìa paronìmico parònimo paronomàṡia parossismo parossìstico parossìtono paròtide parotidèo parotite parotìtico parpagliòla parpaglióne parquet parra parràṡio parricida parricìdio parrocchétto parròcchia parrocchiale parrocchialità parrocchiano