Il lemma lenizióne

Definizioni

Definizione di Treccani

lenizióne
s. f. [der. di lenire]. – in linguistica, trasformazione fonetica di consonante, che diviene lene, acquistando sonorità (per es., lo spagn. amigo dal lat. amicum) o passando, se occlusiva, nella serie delle fricative (per es. aveva dal lat. habebat). in partic., l. romanza, quella avvenuta in tutta la romània occid. (iberia, gallia, italia settentr., ma accolta parzialmente anche in toscana e in altre regioni), consistente, secondo i casi, in sonorizzazione di consonanti sorde del latino classico (sempre in posizione debole, cioè all’inizio di sillaba dopo vocale: lat. litus, pacare > it. lido, pagare) o in spirantizzazione e dileguo di consonanti sonore o sonorizzate (lat. rubum > it. rovo; lat. matrem, patrem > it. madre, padre, ven. ant. e pop. mare, pare).

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Definizione di Hoepli

lenizione
[le-ni-zió-ne]

s.f. (pl. -ni)
ling indebolimento di una consonante occlusiva intervocalica da sorda a sonora o da sorda a fricativa

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Definizione di Garzanti linguistica

lenizione
[le-ni-zió-ne]
pl. -i
(ling.) trasformazione fonetica di una consonante intervocalica che, per indebolimento dell’articolazione, da sorda diviene sonora (per esempio luogo dal latino lŏcus) o da occlusiva diviene fricativa (per esempio aveva dal latimo habebat)

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Etimologia

← deriv. di lenire.